venerdì 23 maggio 2014

Un colpo di grazia: la dama di giada (parte 1)


Martin pescatore in azione nei nostri ambienti. Foto Luigi Ziotti.
 Una tecnica ricorrente in diverse sequenze del taijiquan, con qualche piccola differenza tra i diversi stili e scuole, è yu nu, la dama di giada. Nelle molteplici varianti si trova citata come “dama/donna/signora di giada lavora al telaio/lancia la spola/tesse la tela”, con eventuali specificazioni di direzione (destra, sinistra, 8 direzioni, ecc.). Nella “forma 108 yang” della scuola Chang Dsu Yao si utilizza yu nu chuan suo ( 玉女穿梭 ).

Arriveremo a parlare anche dell'aspetto marziale di questa tecnica, che tuttavia sfrutteremo essenzialmente da viatico per un breve viaggio nelle terre d'oriente.

La geologia della giada
Con il termine giada, yu, ci si riferisce principalmente a due tipi di minerali, la giadeite (più rara e pregiata, costituita da un silicato di sodio e alluminio) e la nefrite (una varietà dell'attinolite, più diffusa, costituita da un silicato di calcio e magnesio/ferro), appartenenti a due distinti gruppi mineralogici, rispettivamente i pirosseni e gli anfiboli. Vengono comunemente chiamati in questo modo anche minerali di altri gruppi (sempre per lo più silicatici o comunque silicei), nelle varianti di analogo aspetto (granati, serpentini, agate, ecc.). Aggiungiamo che l'origine di questi minerali è magmatica-metamorfica. Derivano in particolare dalla trasformazione naturale di rocce ignee femiche e ultrafemiche (prevalentemente intrusive o pegmatitiche) sottoposte a determinate condizioni di temperatura e pressione. Sono caratterizzati da un grado di durezza medio-alto, il che li rende abbastanza duri per non essere scalfiti con i comuni metalli (es. punte d'acciaio) ma sufficientemente teneri per essere lavorati con pietre più dure facilmente reperibili (come il quarzo). La giada si presenta nelle più disparate varietà di colore, dovute ai differenti costituenti minori presenti nell'esemplare. Quelle più note e pregiate sono verdi (presenza di cromo o ferro), nelle diverse tonalità, oppure bianche, specialmente in Cina. Non a caso per gli inserti di giada ideati per le medaglie olimpioniche di Pechino 2008 si è scelta una varietà bianca per l'oro e due varietà di verde per argento e bronzo.

La giada è anche chiamata feicui, dalle tinte della livrea del martin pescatore. Si usa pure distinguere la giadeite e la nefrite definendole rispettivamente “giada pesante/dura” (yingyu) e “giada leggera/morbida” (ruanyu), per una piccola differenza (mezzo punto) nella scala della durezza di Mohs.

La nefrite è anche chiamata “giada vera” (zhenyu), per il fatto che fu la prima ad essere conosciuta e sfruttata per lungo tempo in Cina.

I poteri della giada
L'origine del nome latino/greco sia per la giadeite che per la nefrite pare alludere ai reni, che, secondo le credenze popolari, sarebbero stati beneficiati da questi minerali.

Ma anche le popolazioni asiatiche hanno sempre ritenuto che la giada avesse un forte potere (di impronta yang) riequilibrante e curativo, per le afflizioni fisiche e psicologiche.

È noto infatti come ogni aspetto yang racchiuda in sé anche il germe della polarità yin, e viceversa, in un ciclo continuo di crescita/decrescita, attrazione/distacco. Non deve quindi stupire l'antica leggenda cinese che individua, quale modalità ideale per la raccolta della giada, una spedizione di fanciulle vergini nel greto dei fiumi, preferibilmente nelle ore notturne.



Giovanna Baiguera

1 - Continua


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