giovedì 16 settembre 2010

Taiji all'occidentale: la grande illusione (parte 3)

Taijiquan in gran parte modificato e, purtroppo, ulteriormente snaturato nel passaggio dalla Cina ai nostri lidi. La realtà è questa. Ma cos'era, allora, quest'arte marziale così misteriosa?  

Cos'era il Taijiquan
Come fosse insegnato il Taijiquan 100 anni fa, spiace ma non siamo in grado di dirvelo; almeno non quale fosse il metodo completo. Tuttavia qualcosa si sa e su quello si può lavorare. Ci sono alcuni aspetti che, secondo i testi che ci sono giunti e secondo la tradizione comunemente accettata, erano parte del Taijiquan e che si ritrovano anche in diversi altri stili di wushu o che si sono sviluppati, nei decenni, anche come discipline a se stanti. Una scuola che voglia avvicinarsi al Taijiquan marziale dovrebbe contemplarli e insegnarli, altrimenti tutto si riduce a un corso di ginnastica postural-respiratoria fine a se stessa.





Preparazione fisica. E' essenziale, soprattutto perché tanti che si avvicinano al Taijiquan non hanno nessun tipo attività fisica alle spalle. Il corpo deve sciogliersi, prepararsi allo specifico lavoro del Taijiquan, ma anche irrobustirsi, perché d'accordo che si deve lavorare in morbidezza, ma essere morbidi non vuol dire essere molli (vedi il "fico maturo" nel post precedente). Il lavoro di preparazione è in parte simile per tutti gli stili di kung fu: allungamenti, rilassamento, slanci con le gambe. Simili ai calci, esatto. Dal momento che sciolgono i dorsali e addestrano gli addominali, sono da praticare anche da parte di chi fa Taijiquan. Ovviamente senza irrigidire o indurire la muscolatura.

Palo immobile. In cinese, Zhan Zhuang (stare eretti come un palo). E' l'esercizio di base del Taijiquan, quello che serve a costruire il corpo e a capirne le dinamiche interne. Guardacaso, non lo fa praticamente nessuno. Consiste nel restare fermi, con i muscoli rilassati, in diverse posizioni, per minuti o anche per ore. Chi pratica Yi Quan, uno stile interno che ha punti in comune con il Taijiquan, arriva a due o tre ore consecutive di Zhan Zhuang. Anzi, il fondatore dello Yi Quan abolì le forme proprio per avere più tempo da dedicare a esso.
Il lavoro deve essere graduale e quotidiano. I maestri antichi dicevano che dopo un anno di Zhan Zhuang si può cominciare il lavoro sulle forme. E questa fu la sua sentenza capitale: ve lo immaginate un corso di Taijiquan in cui nella prima stagione, da settembre a giugno, si sta fermi in piedi con gli occhi chiusi? Quanto potrebbe durare? E allora, niente Zhan Zhuang e vai con il lavaggio del midollo, che fa molto santone taoista.

Qigong. Meglio noto come Ch'i Kung (lavoro sul Ch'i). Ha molto a che fare con lo Zhan Zhuang, in verità. Quando si è imparata la forma, che sia lunga o corta o media poco importa, si deve cominciare a concentrarsi  sul radicamento, sulla respirazione e, partendo da questa, sull'energia interna. In questo modo la forma si riempe. Altrimenti è come un guscio d'uovo vuoto: basta toccarla e si sbriciola.

Lavoro in coppia. Il Taijiquan è uno degli stili di wushu con meno forme in assoluto. Ha una grande forma di base (la sequenza del Taiji, che tutti i praticanti conoscono e imparano) e poi qualche esercizio con le armi (bastone lungo, sciabola, spada, lancia e poco altro). Praticamente nulla in confronto agli 80 o più Taolu (forme) che annoverano alcuni stili. Uno dei motivi, probabilmente, è che nel Taijiquan si volle privilegiare il lavoro in coppia, senza il quale l'apprendimento non può progredire. Del resto è una disciplina basata sull'alternanza di Yin e Yang. Nella forma individuale la ricreo con lo spostamento del peso e l'apertura e chiusura del corpo, ma il passaggio successivo prevede lo studio dell'interazione delle forze tra me e un compagno. Molte scuole adottano le spinte fondamentali, che è uno studio preliminare al vero lavoro di coppia. Conosciute le spinte, si deve passare all'applicazione delle tecniche contenute nella forma e infine al confronto libero. E, come diciamo nella prossima riga...

Lavoro Yang. Ovvero pesante, veloce, forte. Per due motivi. Il primo: non si impara a difendersi muovendosi sempre al rallentatore. Il secondo: siccome studio il T'ai Chi Tu (relazione tra Yin e Yang) non posso limitarmi al lavoro Yin (morbido, o introspettivo). Per completare la mia preparazione, devo prendere in considerazione anche il lavoro Yang (forte, applicativo). Altrimenti, per quanto bravo possa diventare nella forma, e radicato, e concentrato e consapevole, non praticherò il Taijiquan ma un "mezzo Taiji". Che ovviamente non può essere Taiji, visto che il Taiji è per l'appunto l'unione e il reciproco scambio tra due forze; se ne conosco solo una...
E dunque per fare Taijiquan ci si deve confrontare anche con il duro, imparare a tirare un pugno che faccia male, a proiettare un avversario che non si lasci prendere e sollevare come un sacco di patate (o peggio ancora aiutarvi nel movimento). A tirare sui colpitori o sul sacco (eresia, per la maggior parte delle scuole italiane). Certo, rispettando  i principi del Taijiquan, altrimenti tanto vale fare pugilato o kick boxing. Ma è un passaggio che va fatto, presto o tardi, se vogliamo che la nostra preparazione sia completa. E si abbia qualche speranza di restare in piedi nel caso ci capiti la sfortuna di doverci difendere.

Per ora è tutto. Ci sono molti altri aspetti da considerare, ma se ne riparlerà in futuro.
 3 - fine
Le parti 1 e 2 sono state pubblicate 
l'11 e il 12 settembre

5 commenti:

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  2. Sí, ma non farci aspettare troppo.... Siamo impazienti di leggere i prossimi approfondimenti.

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  3. Speriamo... Ma bisognerà anche parlare un po' di Meihuaquan, prima!

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  4. molto interessante!..sarebbe utile approfondire la questione con qualche praticante di altri lineage(si scrive così?) di Taiji..

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  5. Intendi approfondire in modo pratico o teorico? Per il secondo aspetto, è abbastanza facile, oggi, grazie a Internet.
    Per la pratica, bisognerebbe trovare qualcuno in zona che faccia un buon Taijiquan, e già è più complesso. Ce ne sono a Monza (stile Yang antico), che io sappia, e sicuramente nel milanese ci sarà qualche buona scuola di stile Chen

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